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A Natale si festeggia il consumismo ?

albero di natale

Riflessioni sul 25 dicembre

È ormai tradizione in tutto il mondo: l’albero, i regali, il presepe e per i più fortunati, il camino !

È la festa più desiderata ed attesa. Di fatto si celebra la nascita di Gesù, per cui sarebbe una ricorrenza essenzialmente di stampo religioso legato alla religione cristiana.

Eppure è una festa che coinvolge tutti, persino i laici più intransigenti volenti o nolenti, inevitabilmente immersi nell’atmosfera natalizia, già dalla seconda metà di novembre, non disprezzano i festeggiamenti né tanto meno i regali. Anche i laici in fondo, si  lasciano andare, ad una ricorrenza religiosa.

Per non dire che c’è chi già da ottobre, ostenta luci ed addobbi.

In fondo, non importa se la storia ci dice che il natale è una ricorrenza pagana, l’importante sono i valori che tale ricorrenza rispolvera nella nostra coscienza.

Gli affetti, la famiglia, gli amici.

In secondo luogo i simboli del Natale che tanto riempiono di allegria: l’albero, gli addobbi, il presepe e Babbo Natale.

A nulla importa se la tradizione del Natale risale a secoli prima della nascita di Gesù

 l’importante è pensare che tale festa si fa in onore di questa nascita.

La tradizione religiosa della natività è profondamente radicata nella festa del Natale. In realtà nessuno è riuscito mai a spiegare e tanto meno a provare, quando sia nato Gesù. non si può quindi escludere che sia nato proprio il 25 dicembre, come non  si può sostenere con assoluta certezza.

D’altronde quanti di noi a volte festeggiano il compleanno qualche giorno più tardi: in fondo, quello che conta è festeggiare la nascita.

Nei vangeli di Luca e Matteo apprendiamo, come ormai tutti sappiamo, persino coloro che poco “praticano” la religione, che la  nascita di Gesù avvenne a Betlemme; a seguito dall’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria; con festosa adorazione dei pastori e con i regali dei Re Magi.

Qualcuno più sospettoso si chiederà come mai solo tre Re Magi portarono dei doni. Comunque,  per  i Cristiani, il Natale rappresenta in se, con la sua  celebrazione, la presenza del Signore, di Dio,  venuto tra gli uomini e acclamato da tutti i presenti. Peccato  che poi, tale acclamazione, negli anni andò scemando: sappiamo tutti quali festeggiamenti l’umanità ha preservato al 33 esimo compleanno.

Se diamo uno sguardo al paganesimo e ai suoi culti, scopriamo che il 25 dicembre, già secoli prima di Cristo, veniva dedicato alla festa del Natalis Solis Invicti, il sole invitto, ripreso dai  Romani che festeggiavano il  solstizio d’inverno dedicandolo al culto del dio Mitra. Inutile stare lì ad elencare l’incredibile numero di coincidenze tra la storia del dio Mitra e quella di Gesù.

Per i detrattori delle religione cristiana i culti pagani sono sempre stati una fonte considerevole di elementi a sostegno delle loro polemiche.

 Ai culti pagani, di deve altresì la prassi dello scambio dei doni per cui, viene da dire, che per festeggiare  la nascita di Cristo fu certamente naturale portare dei doni quale prassi consolidata, nei secoli, di devozione agli dei.

Da una più attenta analisi dei testi antichi apprendiamo infatti che già in Egitto, il 25 dicembre si festeggiava la nascita di Osiride. Che, nell’antica Babilonia, si festeggiava la nascita del dio Tammuz, figlio della dea Istar ( la famosa dea babilonese rappresentata con un bambino in braccio e in testa una corona con 12 stelle… figura di cui ampiamente si potrebbe parlare ).

Anche se furono gli uomini del concilio di Nicea a stabilire il 25 dicembre per la nascita di Gesù. Anche se lo scambio di doni e i giochi  sono tipici  della saturnalia, famosa festa pagana. Anche se la decorazione dell’albero era un  tipico rito delle popolazioni del nord Europa.

In definitiva già migliaia di anni prima, il 25 dicembre, era dedicato alla nascita di Dio fatto carne, per cui la religione cristiana non ha fatto altro che tramandare la ricorrenza forse adattandola ai vangeli.

È comunque affascinate sapere che da sempre il 25 dicembre sembra dedicato alla nascita del figlio di Dio senza sapere in realtà il perché.

Diverso è il discorso del presepe che si farebbe risalire all’opera di San Francesco di Assisi. Nelle  sacre scritture e nei culti pagani precedenti non si menziona una tale usanza… la grotta con la culla ( o la capanna con la mangiatoia: eterno dilemma) i pastorelli … il bue e l’asinello. Sembra una simpatica rappresentazione creata ad oc per i più piccoli.

Quanto all’albero di natale l’origine sembra ancor più recente: un’invenzione moderna direi,  anche se già nel XI sec., come suddetto, le popolazioni nordiche erano solite rappresentare storie, contenute nella bibbia, utilizzando un albero, probabilmente collegato più all’albero della genesi e del giardino dell’eden (… avrebbe dovuto essere di mele?) spesso veniva utilizzato un abete addobbato con frutti colorati che ora sono diventati palle. E cosa dire sulla presenza di  Babbo Natale? a portare i regali non sono più i Re Magi in groppa ai cammelli ma, un simpatico e corpulento vecchietto che vola con le sue renne scende dai camini, e che molti collegano alla tradizione di San Nicola di Bari, vissuto tra il III e il IV secolo  famoso per la sua spiccata generosità nell’elargire doni.

Al di là delle origini, il Natale è una bella festa in cui tutti si prodigano nell’elargire doni soprattutto ai più bisognosi (o no?) la corsa ai regali attanaglia tutti fino all’ultimo momento quando lascia spazio ai sontuosi banchetti della vigilia.

Si mangia, si beve, si festeggia la nascita elargendo doni ai propri cari.

Diciamoci la verità, in fondo della religione ci importa poco: l’importante è festeggiare.

Peccato che il Natale sembra stia diventando sempre più la festa del consumismo laddove ad essere festeggiato è il commercio e il benessere.

A Natatale siamo però tutti più buoni ( o no?) aiutare i bisognosi è l’obiettivo principale.

Per cui per strada tutti siamo più  propensi al saluto e al sorriso nonostante le file, le risse per entrare ai negozi o per uscire dai parcheggi, dispensiamo con parsimonia i VAFF laddove in altri periodi avrebbero sgorgato a fiumi.

Il Natale riaccende i valori come le flebili luci dei lumini, si riappropriano dell’oscurità.

Il Natale si trascorre in famiglia, con i propri cari, ci si scambia affetto: abbracci sorrisi ( o solo i doni?).

Nel limite del possibile, perché la pandemia in corso ci pone dure restrizioni … ci costringe forse ad essere meno affettuosi con i suoceri, i fratelli, i cugini … non possiamo farci niente ! per cui non offendetevi se quest’anno siamo freddi e distaccati se la nuora non invita la suocera .

L’importante è stare insieme ( mangiare) divertirsi giocare e festeggiare la nascita di Gesù.

In fondo il vero miracolo è che una nascita abbia fatto unire  i popoli in un’unica celebrazione di buoni intenti di pensieri: di propositi positivi.

In conclusione definire storicamente il natale non è semplice come non è semplice relegare singoli culti a singole religioni.  Ma non è neanche tanto importante. Il  nostro natale è il risultato finale, ultimo, di millenni di culti diversi che comunque avevano sempre un unico obbiettivo: ?

L’importante è essere almeno un giorno dell’anno diversi, e non pensare solo al divertimento ma, fare la differenza nella nostra vita. Che  il natale non sia solo stress, consumismo e menefreghismo.

Chissà forse nessuno pensa più che persino Dio è nato facendosi uomo e che per 33 anni ha vissuto come uomo tra gli uomini cercando di insegnare loro dei valori. Gli stessi valori  che andrebbero tramandati,  custoditi gelosamente e coltivati nel quotidiano perché i soli in grado di traghettare l’umanità verso la crescita.

Non dimentichiamo che chiunque fosse, di fatto Gesù, ha insegnato agli uomini che possono fare cose straordinarie solo attraverso la coltivazione dei valori.

Per cui a Natale per un attimo fermiamoci e chiediamoci cosa possiamo dare per fare la differenza perché, se a natale tutti danno qualcosa, tutta l’umanità ne trarrà vantaggio  e tutti, almeno per un istante, saremo più felici.

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